Tutto si crea quando il mio occhio, e quindi la mia anima, sono disponibili all’incontro con la luce.

Un colore, il manifestarsi di una forma, il semplice dettaglio di un pezzo di realtà che a me comunica un’apertura sul mondo, un varco verso quello che poeti e filosofi hanno chiamato: Altrove.

In questo spazio che è la realtà vista attraverso la mia umanità, il fruitore – attraversato dall’immagine- può sentirsi libero di vedere e interpretare.

La visione, che nasce nel qui e ora, crea quindi nella vibrazione del contatto con il mio occhio un impulso che può riverberare potenzialmente all’infinito.

La fotografia che a me piace definire come come la danza della luce nel tempo, porta inevitabilmente con sé anche l’ombra,  entrambe sono necessarie a vivificare il flusso che attraversa la nostra interiorità e si esplica nell’esperienza che facciamo del mondo.

Nelle mie opere il dato empirico viene trasfigurato, non dalla tecnologia, ma bensì dalla mia anima e dalla particolare posizione dalla quale essa guarda il mondo.

Credo che l’aver vissuto a Venezia, che a me piace chiamare Città della Luce, abbia contribuito a risvegliare in me la capacità di vedere, insieme alla mia esperienza artistica performativa, di musica e danza, dove per arrivare a comunicare qualcosa oltre la tecnica bisogna imparare a liberare l’interiorità.

L’opera di Sofia Neri crea una sublimazione del concetto attuale di fotografia. L’artista mostra il potere infinito della visione umana che è oltre ogni estremizzazione tecnica o di Intelligenza Artificiale.

E’ l’anima che attraverso l’occhio che dal qui e ora può cogliere e fissare nella fotografia essenze reali visibili che prendono forme nuove, si astraggono e creano un rapporto tra artista e fruitore che di fronte all’opera a sua volta ha infinite chiavi di lettura e interpretazione. 

Si vive così l’infinito potenziale generativo e creativo dell’arte.